top of page

Manifestazioni



San Michele Arcangelo e Sant’Anna 

I cittadini di Campolieto sono particolarmente devoti a S. Michele Arcangelo e S. Anna (patroni del paese) e alla Madonna del Carmine. Sant’Anna viene celebrata con solennità il 26 luglio e una seconda volta il 4 ottobre. La cittadina di Campolieto, per grazia attribuita alla intercessione di S.Anna, scampò lo spaventoso terremoto del 26 luglio 1805, che causò nel Molise 5573 morti; per tale ragione gli abitanti del piccolo borgo con voto pubblico e solenne festeggiano la santa Patrona una seconda volta.

 

“Il Giglio”

Si svolge durante il pomeriggio del 26 luglio: uno scheletro di legno a forma di campanile viene ornato e ricoperto di biscotti, di bottiglie di vino, birra, liquori e di ogni altro dono, e portato su “Piano dell’ olmo” dove si raccoglie il popolo con la banda musicale. Quindi comincia l’asta dei vari doni, che si protrae per alcune ore, fino ad esaurimento dei doni. Marce e ballabili eseguiti dalla banda animano gli intervalli e accrescono il clima di allegria creato dall'abbondante vino, che i beoni a gara cercano di accaparrarsi.



La Pasquetta

Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, (festa della Epifania), si canta di porta in porta, prima dai ragazzi fino alla mezzanotte e poi dai giovani in vari gruppi fino al mattino, la “Pasquetta”. È un canto bellissimo, espressione del sentimento religioso e popolare che oggi continua ad attirare l’interesse di tutti; esso rievoca, in undici strofe rimate, la storia dei Re Magi e termina con l’augurio di buona Pasqua a tutti i membri della famiglia. Dopo il canto il gruppo di ragazzi o di giovani è invitato dal capofamiglia in casa e ad essi un tempo venivano offerti dolci locali, arance, fichi secchi castagne, noci, mentre oggi  si offre danaro; viene imbandita la tavola sulla quale vengono portati di solito vino abbondante e carni insaccate; tra canti e suoni si mangia e si beve allegramente.


I Dodici Mesi dell’Anno

In tempo di Carnevale, a Campolieto, si usava rappresentare la «Mascherata », avente per argomento la personificazione dei mesi dell’anno. I personaggi erano tredici poiché vi era anche l’anno intero. I versi da cantare non erano tutti dialettali ma misti alla lingua italiana. Originariamente la composizione era dialettale ma l’attore prescelto ci metteva anche un po’ del suo in relazione all'istruzione avuta.

Si ignora chi sia stato l’autore delle parole e della musica.
Lo svolgimento dei concetti ha come base la vita di un centro abitato, dove l’agricoltura ne era l’attività principale.

Le strofette erano manoscritte ed inserite in un blocco di carta a forma di libro. Il direttore distribuiva ad ognuno la parte relativa al mese che doveva rappresentare. I personaggi, nelle varie recite, non erano sempre gli stessi. Il canto era accompagnato dalla fisarmonica. L ‘azione si svolgeva in piazza o davanti alla casa di chi ne faceva richiesta. A spettacolo terminato, il padrone si presentava con un vassoio ricolmo di biscotti o di altro accompagnati da carafe di vino. Da notare che era libera la creanza di offrire qualche cosa.

Si cantava soltanto dinanzi a quattro o cinque case. Il divertimento non doveva durare più di tre ore poichè ognuno si doveva ritirare alla propria abitazione, perché il giorno dopo non bisognava andare a lavorare con la stanchezza addosso.
La stessa filastrocca de « I dodici mesi dell’anno » ad alcuni piaceva cantarla anche in altri tempi dell’anno, specialmente durante il lavoro dei campi.
Alla « Mascherata » partecipavano giovani, sposati ed anziani. I vestiti erano come quelli disegnati nel manoscritto originale.

Gennaio era tutto incappucciato e con un bastone in mano, con cui doveva scuotere la neve dal pagliaio dei pecorai. Così facendo si divertiva ad accecarli, perche avevano parlato male del mese di Gennaio.

L’ anno intero era personificato dal direttore della « Mascherata », indossando un vestito dignitoso e nobile. Quando i personaggi dei mesi dell’anno cantavano si mettevano a circolo. Tra una strofa e l’altra, l’organetto suonava un intervallo musicale. Appena i dodici avevano finita la loro parte, si presentava l’Anno intero, e girando attorno ad essi,
ripeteva quattro o cinque volte la sua strofetta, che diceva in perfetto italiano:

“Io sono un padre e sono un giglio
e sono padre di dodici figli.
E ripeteva:
Io sono un padre e sono un giglio
e sono padre di dodici figli”.
 


“Maitinata” di Capodanno

L’origine della « Maitinata » di fine anno per gli auguri del nuovo, che si tiene a Campolieto (CB), sembra che abbia come primi autori alcuni ragazzi, i quali accanto al desiderio augurale di gioia per tutti, abbiano trovato l’occasione per avere doni semplici, come arance, castagne, fichi secchi, ceci, fave, un buon bicchiere di vino, dalle persone a cui è rivolta.
Il testo poetico commuove per la sua schiettezza; e l’aria musicale attinge le sue note dalle sorgenti dell’affettuosità familiare ed amichevole.
Si canta dinanzi alle case, dicendosi il nome delle persone
a cui è indirizzata. Se esse Sono molte e la ripetizione del canto potrebbe annoiare, si conclude così: « La cante a chi sacce e a chi nen sacce! ». (La canto a chi conosco e a chi non conosco). A canto ultimato, si entra nella casa delle persone nominate e si ricevono i doni di frutti locali.
Il gruppo inizialmente era composto di adolescenti, ma col tempo ad essi si unirono i giovani, gli anziani ed i forestieri.
Le note musicali non sono accompagnate dalla fisarmonica o da altro strumento, poiché il canto è polifonico.
Anche ora non si è completamente spento il ricordo e l’uso dei tempi passati, poiché è sempre bello augurare che Iddio ci guardi e ci mantenga la mamma ed altri, fino a cento anni con allegrezza e pace.


Fiere e mercati

Nel paese si tengono annualmente due fiere: il 16 giugno e il 25 luglio che nei tempi passati erano occasione di scambio di prodotti zootecnici, agricoli e artigianali. Durante le feste patronali, che ricorrono il 26 luglio (S. Anna) e il 29 settembre (S. Michele) si tengono piccoli mercati con vendita di dolciumi e merci varie.

bottom of page